Marmellata di fichi d’India con scorzette di limone e olio essenziale di lemongrass

Ingredienti

  • 3 kg di fichi d’india
  • 400 g di zucchero di canna ogni chilo di frutta passata
  • 2 limoni biologici
  • olio essenziale di lemongrass

Preparazione

Prendete dei fichi d’India maturi e sbucciateli avendo l’accortezza di indossare dei guanti in lattice. Il fico d’India infatti è subdolo e, anche se acquistate quelli senza spine, ci saranno sempre delle micro-spine invisibili che vi potrebbero tener compagnia nei giorni successivi.Quando acquistate la frutta considerate che lo scarto, fra buccia e semi, è circa la metà, quindi se volete ottenere un chilo di fichi d’India setacciati dovete acquistarne 2 chili. Tagliate a pezzetti i fichi d’India sbucciati e metteteli sul fuoco con il succo di mezzo limone ogni 2 chili di frutta da pulire. Deve bollire per 15 minuti o almeno fino a quando la frutta si è ammorbidita. A quel punto spengete il fuoco e fate raffreddare. Nel frattempo preparate le scorzette di limone. Io uso la buccia di un limone biologico. Dopo averlo ben lavato, sbucciate il limone facendo attenzione a tagliare solo parte gialla. Tagliate le bucce a listelline sottili e unitele a un cucchiaino di zucchero di canna. Con un passaverdura setacciate i fichi d’India per eliminare i semi. Pesate la polpa ricavata e calcolate lo zucchero. Mettete frutta setacciata, zucchero di canna e scorzette di limone sul fuoco moderato per circa 1 ora e mezza mescolando di tanto in tanto. Un quarto d’ora prima che finisca la cottura aggiungete 1 goccia di olio essenziale di lemongrass ogni 100 g di frutta passata. Invasate come d’abitudine.

L’ olio essenziale di lemongrass agisce sul 1°, 3° e 5° chakra. E’ un rimedio dello stress e ha un’azione rinfrescante capace di migliorare l’umore. Promuove una sensazione di libertà e attenua i sentimenti d’impotenza. Libera dai legami psicologici eccessivi e dagli stati di subordinazione rispetto a qualcuno o a qualcosa.

Ho cucinato ascoltando You’re not that kind di Sarah Vaughan

Dolci letture

Le opere di Jorge Amado, mi ricordano, fin dai loro titoli, sonnolente e polverose cittadine dell’America Latina più letteraria.
Per questa ricetta ho pensato a “Vita e miracoli di Tieta d’Agreste”, un romanzo con un intreccio profondo, suadente ed elaborato, che si snoda sullo sfondo di un villaggio, Agreste appunto, di terra battuta, casupole con tetti di paglia, ed un’allegra povertà di sottofondo.
La protagonista è, come in altri romanzi di questo autore, una donna del popolo, carnale, forte e volitiva, una figlia prodiga del villaggio che le ha dato i natali, una giovane che diventa matura, affrontando con lo stesso spirito gioie e dolori.
Una donna che a parer mio, si sarebbe nutrita volentieri di questa marmellata “latina”, affondando un dito nel barattolo che la contiene e mettendolo in bocca velocemente, sgranando gli occhi , di nascosto dagli altri personaggi del romanzo, che quieti ma curiosi, l’avrebbero guardata con la consueta indolenza.
Martina