Mojito cupcakes

Ingredienti

120 g di farina
40 g di burro a temperatura ambiente
140 g di zucchero di canna
1 uovo
120 ml di latte intero
un mazzetto abbondante di foglie di menta fresca tritate finemente
2 cucchiai di rhum invecchiato
1 e ½ cucchiaio di baking powder
un pizzico di sale
foglie di menta per guarnire

Per la bagna:
2 cucchiai di rhum invecchiato
1 bicchiere di acqua gassata
1 cucchiaio di zucchero di canna

Per il frosting:
200 ml di panna fresca
80 g di formaggio cremoso tipo Philadelphia
100 g di zucchero a velo
la scorza grattugiata di 2 lime biologici
la scorza grattugiata di 1 limone biologico
2 cucchiai di rhum

Preparazione

Lavorate il burro ammorbidito con lo zucchero di canna fino a quando il composto non sarà omogeneo ed aggiungete l’uovo. Una volta che il composto sarà ben amalgamato aggiungete anche il latte, il rhum e la menta tritata finemente. Dopo aver amalgamato ancora bene, aggiungete la farina setacciata con il baking powder.

Distribuite il composto in pirottini di carta fino a 2/3 della loro capacità e cuocete in forno preriscaldato a 180° per circa 20 minuti. Lasciate le cupcakes nella teglia per raffreddarle leggermente prima di porle su una griglia per raffreddarle completamente.
Intanto preparate la bagna facendo bollire il bicchiere di acqua e aggiungendo lo zucchero. Fatelo sciogliere, lasciate raffredare e aggiungete il rhum. Fate raffreddare ancora e con una siringa iniettate la bagna nelle cupcakes per farle bagnare all’interno.

Per il frosting: montate la panna con lo zucchero a velo e aggiungete il formaggio cremoso precedentemente amalgamato. Quando il composto sarà omogeneo aggiungete le scorze grattugiate di limone e lime (lasciandone un pò da parte per guarnire) e aggiungete il rhum.

Inserite il composto in una sac à poche con beccuccio tondo e guarnite le cupcakes con la scorza di lime e limone che precedentemente avete messo da parte e con le foglie di menta.

Dolci letture

Si sa, Ernest Hemingway, amante di cocktail e drink di ogni sorta, preferiva il mojito che beveva rigorosamente alla “Bodeguita del Medio“.... un incontro dolce e rude fra zucchero di canna e rhum, una carezza di menta e un graffio di ghiaccio... un mix che ricorda da vicino un saggio di Hemingway non molto conosciuto dal grande pubblico, ma raffinato e crudo. "Morte nel pomeriggio" parla di corrida, una forma di spettacolo sicuramente deplorevole, che però fa parte della cultura e della tradizione di un popolo. Hemingway ci guarda "dentro"con coraggio, come del resto era abituato a fare con tutte le cose che lo riguardavano, dentro la vita, dentro la morte, dentro al dolore. Nessuno come Fernanda Pivano riesce a recensire con poche ed essenziali parole questo libro: "Il torero è l'uomo che vive in stretta intimità con la morte, e reca sul viso le tracce di questa intimità. A Hemingway interessa vedere l'uomo unito al toro in un solo corpo nell'istante che decide la morte di uno dei due rivali."
Alessia